Saturday, December 10, 2005

LO SVILUPPO TECNOLOGICO è LA CHIAVE DELLE POLITICHE PER I MUTAMENTI CLIMATICI



MONTREAL, Quebec, December 7 2005

Gli esperti esortano le nazioni che partecipano al COP 11 ad abbandonare politiche economicamente disastrose in favore di approcci imperniati sulla tecnologia come la Partnership dell'Asia Pacifico per lo sviluppo pulito e il clima

Martedì 6 dicembre l'International Council for Capital Formation , un centro studi improntato sul mercato con sede a Bruxelles , ha ospitato una tavola rotonda per i partecipanti del 'COP11, il congresso sui mutamenti climatici organizzato dalle Nazioni Unite.

La tavola rotonda, formata da esperti e funzionari governativi di Stati Uniti, Australia, Italia e Corea del Sud, si è occupata delle manchevolezze del protocollo di Kyoto e della necessità di concentrarsi su una strategia di lungo periodo imperniata su sviluppo tecnologico e partecipazione globale per combattere i mutamenti climatici.

"Il protocollo di Kyoto è il primo passo, un quadro per il collaudo di programmi, regole, misure e strumenti di mercato in grado di ridurre le emissioni a livello globale. Per affrontare la sfida dei mutamenti globali del clima occorrono strategie più ampie e di lungo periodo e misure globali molto più efficaci di quelle previste dal protocollo di Kyoto, che coinvolgano sia le economie avanzate sia quelle in via di sviluppo," ha affermato Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell'Ambiente italiano.

"È improbabile che i Paesi che hanno ratificato il protocollo di Kyoto saranno capaci di rispettare i requisiti di emissione previsti dal trattato. Malauguratamente, sembra che molti di loro stiano studiando un trattato che comporta ulteriori obbiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Questo approccio avrà pesanti conseguenze economiche per tutti i Paesi coinvolti," ha dichiarato il dott. Margo Thorning, direttore generale dell'International Council for Capital Formation.

Ad esempio, un recente studio dell'ICCF mostra che in base al protocollo di Kyoto l'industria italiana dovrebbe fronteggiare nel 2010 un costo del gas naturale superiore del 44 per cento rispetto alla previsione. Se i vari Paesi adottassero un obbiettivo post-2012 del 60 per cento di riduzione della CO2 entro il 2050, nel 2020 l'industria italiana pagherebbe il gas naturale il 54 per cento in più, l'industria del Regno Unito il 57 per cento in più, l'industria tedesca il 39 per cento in più e la spagnola il 51 per cento in più.

Gli esperti si sono detti d'accordo che il protocollo di Kyoto e le politiche similari dovrebbero essere abbandonati in favore di più incisivi sviluppi tecnologici e una maggiore libertà economica.

"La tecnologia è la chiave per spezzare il legame tra crescita economica ed emissioni di gas serra," ha dichiarato Boo-Nam Shin, vicedirettore generale del dipartimento per la scienza e l'ambiente del Ministero degli Esteri della Repubblica Coreana.

"Al COP 11 e altrove faremmo bene a concentrarci su politiche come la Partnership dell'Asia Pacifico per lo sviluppo pulito e il clima, ovvero strategie di lungo periodo in grado di produrre vere riduzioni delle emissioni senza nuocere sulla crescita economica nell'Europa Unita e altrove," ha affermato Thorning.

"L'Australian Industry Greenhouse Network e le aziende australiane plaudono e sostengono al 100% la Partnership dell'Asia-Pacifico e faranno tutto ciò che possono per sviluppare la sua prospettiva in progetti tangibili con una forte impronta industriale," ha dichiarato invece John Daley, direttore esecutivo dell'Australian Industry Greenhouse Network Ltd.

Il comunicato e le presentazioni sono disponibili online.

No comments: