NEL MONDO 4 PERSONE AL MINUTO (2,2 milioni ogni anno) MUIONO PER MANCANZA DI ACQUA POTABILE.
NEL MONDO 1 MILIARDO E 400 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ACQUA PULITA.
7 LITRI DI ACQUA A TESTA PER TUTTI GLI USI IN 40 PAESI DEL MONDO (50 litri il minimo giornaliero fissato dall'ONU).
PER OGNI LITRO DI ACQUA USATO ALTRI 8 INQUINATI.
IN 50 ANNI IL CONSUMO DI ACQUA NEL MONDO E' QUASI RADDOPPIATO.
NEI PROSSIMI 20 ANNI l'ONU PREVEDE LA RIDUZIONE DI 1/3 DELL'ACQUA DISPONIBILE PRO CAPITE NEL MONDO.
NEL 2050 TRA I 2 E I 7 MILIARDI DI PERSONE, secondo l'ONU, SOFFRIRANNO LA PENURIA DI ACQUA.
PER EVITARE LA CATASTROFE OCCORREREBBERO FINANZIAMENTI PER 180 MILIARDI DI DOLLARI (80 GLI ATTUALI).
A tutt'oggi l'idea che di tutte le risorse l'Acqua sia la meno rinnovabile è ancora lontana migliaia di miglia dalla mente di chiunque non sia un esperto. Tuttavia si tratta di un clamoroso errore di prospettiva: in un mondo, che le proiezioni più ottimistiche ci danno comunque popolato di quasi 8 miliardi di persone entro il 2005, il fattore davvero decisivo sarà proprio la DISPONIBILITà D'ACQUA.
Cioè la risorsa che più dell'ARIA, più del SUOLO, più delle FORESTE viene oggi inquinata, ipersfruttata e sprecata con sublime incoscienza.
Una qualsiasi donna dello Yemen, del Kenya, di Capo Verde o di tanti altri territori aridi non ha bisogno che le si ricordi l'importanza cruciale di avere accesso all'acqua: la sua giornata, infatti, è scandita dalle molte ore trascorse per raggiungere pozze e fontane, distanti anche decine di chilometri e per rifare il percorso all'inverso trasportando l'acqua a casa. Un'esistenza che si riduce quasi interamente all'inseguimento di una risorsa senza la quale la vita non sarebbe possibile.
Questa dura corveè femminile è una schiavitù così ineludibile e così massacrante da compromettere il destino non solo delle donne, ma degli stessi popoli che la subiscono. "Sino a quando alle bambine sarà impedito di andare a scuola perchè procurare l'acqua viene prima dell'istruzione, non ci sarà sviluppo, non ci sarà affrancamento della miseria, non ci sarà limitazione delle nascite" afferma ad esempio Jean Jacques Costeau che alla difesa ambientale e ai diritti delle generazioni future ha consacrato la sua vita.
La nostra capacità di approvvigionamento e conservazione delle acque dolci si è accresciuta con il trascorrere dei secoli. Ma non c'è tecnologia che possa significativamente espandere le risorse disponibili.
Oggi non possiamo attingere a più acqua di quanto ce ne fosse 2000 anni fa, quando la popolazione era meno del 3% degli attuali 5,5 miliardi di persone.
In un mondo coperto per 3/4 da oceani, attraversato da fiumi, costellato di laghi e altri specchi d'acqua, è difficile concepire quest'ultima come una risorsa poco abbondante.
Circa 1,4 miliardi di chilometri cubi, tanto da seppellire una superficie pari all'intero territorio degli USA sotto una coltre alta 150 Km, 14 volte più profonda del più profondo abisso oceanico: tanto sono le acque che coprono la Terra. Ma solo 41.000 chilometri cubi, sufficienti a trasformare gli Stati Uniti in una piscina gigantesca, sì ma profonda appena 4,4 metri, sono le acque cosidette rinnovabili. Quelle cioè utilizzabili e accessibili per le esigenze dell'uomo.
Di tutta l'acqua presente sulla Terra, 1,4 miliardi di Km³ , solo l'1% è acqua dolce, cioè acqua che si può bere. Tuttavia 2/3 di essa si trova racchiusa nelle calotte polari e nelle nevi perenni. Così l'acqua disponibile ricavata dai fiumi, dai laghi, gli acquiferi rappresenta solo lo 0,26% delle riserve totali d'acqua dolce. Oggi sul pianeta c'è la stessa quantità d'acqua potabile che c'era nell'Era prestorica, solo che la popolazione è molto di più.
E questo elemento non è distrubuito in modo equo. Se lo fosse sarebbe sufficiente a garantire ad ogni abitante della Terra circa 8 mila metri cubi l'anno. Assai più di quanta ne consumano le popolazioni più sprecone al mondo.
In alcune parti del globo l'acqua dolce disponibile è scarsa. In altre, anche dove è abbondante, viene inquinata, contaminata e soprattutto sprecata a ritmi superiori al tasso con cui le piogge la possono rinnovare. 1,4 miliardi di persone sul pianeta, in Asia, Africa e Sud America non hanno accesso ad acqua potabile non contaminata. Quasi il doppio non dispone della quantità considerata necessaria per la salute e l'igiene che va dai 40 ai 100 litri al giorno per persona.
CHI INQUINA PAGA
La qualità dell'acqua può essere condizionata da numerosi fattori. Le precipitazioni assorbono i gas presenti nell'atmosfera e le particelle in sospensione nell'aria (il fenomeno delle piogge acide).
Una volta al SUOLO, le acque che scorrono verso l'oceano si caricano di particelle organiche e minerali, di microrganismi, di sali e di altre sostanze solubili.
Fin dai tempi più remoti gli scarichi degli insediamenti umani e i metalli pesanti risultanti dall'attività mineraria sono stati responsabili di contaminazioni di varia gravità, anche se circoscritte.
Con la rivoluzione industriale, invece, il problema della contaminazione dell'acqua, ha assunto una dimensione dapprima nazionale, poi continentale e infine mondiale. Il bilancio dell'inquinamento conseguente alle attività umane è presto fatto: l'attività mineraria continua a essere la fonte principale di contaminazione da metalli pesanti, mentre le altre industrie sono le prime responsabili dell'acidificazione.
L'enorme sviluppo tecnologico che ha investito l'agricoltura l'ha anche trasformata nella fonte principale di inquinamento diffuso per l'accumulo di fertilizzanti e pesticidi nelle falde sotterranee. I grandi complessi destinati all'irrigazione, inoltre provocano di frequente un innalzamento troppo rapido delle falde acquifere, che ha come conseguenza la SALINIZZAZIONE dei suoli.
Di conseguenza, già da qualche decennio, la situazione è talmente grave da indurre l'OMS e l'UNESCO a unire i propri sforzi per creare un sistema planetario di sorveglianza sulle qualità delle acque destinate sia al consumo umano che agli utilizzi agricoli e industriali. Ma la raccolta di dati sul livello di diffusione dell'inquinamneto non può ovviare al problema. C'è bisogno di stabilire normative severe, con validità nazionale e sovranazionale per cercare di arginare il degrado progressivo delle qualità delle acque. Molto si può già fare sia per il recupero delle acque sporche, sia per ridurre gli sprechi. Tra il 20 e il 30% dei consumi familiari e industriali potrebbe venire risparmiato da subito praticando una politica d'incentivi e disincentivi secondo un criterio essenziale: CHI INQUINA PAGA.
Cioè la risorsa che più dell'ARIA, più del SUOLO, più delle FORESTE viene oggi inquinata, ipersfruttata e sprecata con sublime incoscienza.
Una qualsiasi donna dello Yemen, del Kenya, di Capo Verde o di tanti altri territori aridi non ha bisogno che le si ricordi l'importanza cruciale di avere accesso all'acqua: la sua giornata, infatti, è scandita dalle molte ore trascorse per raggiungere pozze e fontane, distanti anche decine di chilometri e per rifare il percorso all'inverso trasportando l'acqua a casa. Un'esistenza che si riduce quasi interamente all'inseguimento di una risorsa senza la quale la vita non sarebbe possibile.
Questa dura corveè femminile è una schiavitù così ineludibile e così massacrante da compromettere il destino non solo delle donne, ma degli stessi popoli che la subiscono. "Sino a quando alle bambine sarà impedito di andare a scuola perchè procurare l'acqua viene prima dell'istruzione, non ci sarà sviluppo, non ci sarà affrancamento della miseria, non ci sarà limitazione delle nascite" afferma ad esempio Jean Jacques Costeau che alla difesa ambientale e ai diritti delle generazioni future ha consacrato la sua vita.
La nostra capacità di approvvigionamento e conservazione delle acque dolci si è accresciuta con il trascorrere dei secoli. Ma non c'è tecnologia che possa significativamente espandere le risorse disponibili.
Oggi non possiamo attingere a più acqua di quanto ce ne fosse 2000 anni fa, quando la popolazione era meno del 3% degli attuali 5,5 miliardi di persone.
In un mondo coperto per 3/4 da oceani, attraversato da fiumi, costellato di laghi e altri specchi d'acqua, è difficile concepire quest'ultima come una risorsa poco abbondante.
Circa 1,4 miliardi di chilometri cubi, tanto da seppellire una superficie pari all'intero territorio degli USA sotto una coltre alta 150 Km, 14 volte più profonda del più profondo abisso oceanico: tanto sono le acque che coprono la Terra. Ma solo 41.000 chilometri cubi, sufficienti a trasformare gli Stati Uniti in una piscina gigantesca, sì ma profonda appena 4,4 metri, sono le acque cosidette rinnovabili. Quelle cioè utilizzabili e accessibili per le esigenze dell'uomo.
Di tutta l'acqua presente sulla Terra, 1,4 miliardi di Km³ , solo l'1% è acqua dolce, cioè acqua che si può bere. Tuttavia 2/3 di essa si trova racchiusa nelle calotte polari e nelle nevi perenni. Così l'acqua disponibile ricavata dai fiumi, dai laghi, gli acquiferi rappresenta solo lo 0,26% delle riserve totali d'acqua dolce. Oggi sul pianeta c'è la stessa quantità d'acqua potabile che c'era nell'Era prestorica, solo che la popolazione è molto di più.
E questo elemento non è distrubuito in modo equo. Se lo fosse sarebbe sufficiente a garantire ad ogni abitante della Terra circa 8 mila metri cubi l'anno. Assai più di quanta ne consumano le popolazioni più sprecone al mondo.
In alcune parti del globo l'acqua dolce disponibile è scarsa. In altre, anche dove è abbondante, viene inquinata, contaminata e soprattutto sprecata a ritmi superiori al tasso con cui le piogge la possono rinnovare. 1,4 miliardi di persone sul pianeta, in Asia, Africa e Sud America non hanno accesso ad acqua potabile non contaminata. Quasi il doppio non dispone della quantità considerata necessaria per la salute e l'igiene che va dai 40 ai 100 litri al giorno per persona.
CHI INQUINA PAGA
La qualità dell'acqua può essere condizionata da numerosi fattori. Le precipitazioni assorbono i gas presenti nell'atmosfera e le particelle in sospensione nell'aria (il fenomeno delle piogge acide).
Una volta al SUOLO, le acque che scorrono verso l'oceano si caricano di particelle organiche e minerali, di microrganismi, di sali e di altre sostanze solubili.
Fin dai tempi più remoti gli scarichi degli insediamenti umani e i metalli pesanti risultanti dall'attività mineraria sono stati responsabili di contaminazioni di varia gravità, anche se circoscritte.
Con la rivoluzione industriale, invece, il problema della contaminazione dell'acqua, ha assunto una dimensione dapprima nazionale, poi continentale e infine mondiale. Il bilancio dell'inquinamento conseguente alle attività umane è presto fatto: l'attività mineraria continua a essere la fonte principale di contaminazione da metalli pesanti, mentre le altre industrie sono le prime responsabili dell'acidificazione.
L'enorme sviluppo tecnologico che ha investito l'agricoltura l'ha anche trasformata nella fonte principale di inquinamento diffuso per l'accumulo di fertilizzanti e pesticidi nelle falde sotterranee. I grandi complessi destinati all'irrigazione, inoltre provocano di frequente un innalzamento troppo rapido delle falde acquifere, che ha come conseguenza la SALINIZZAZIONE dei suoli.
Di conseguenza, già da qualche decennio, la situazione è talmente grave da indurre l'OMS e l'UNESCO a unire i propri sforzi per creare un sistema planetario di sorveglianza sulle qualità delle acque destinate sia al consumo umano che agli utilizzi agricoli e industriali. Ma la raccolta di dati sul livello di diffusione dell'inquinamneto non può ovviare al problema. C'è bisogno di stabilire normative severe, con validità nazionale e sovranazionale per cercare di arginare il degrado progressivo delle qualità delle acque. Molto si può già fare sia per il recupero delle acque sporche, sia per ridurre gli sprechi. Tra il 20 e il 30% dei consumi familiari e industriali potrebbe venire risparmiato da subito praticando una politica d'incentivi e disincentivi secondo un criterio essenziale: CHI INQUINA PAGA.
No comments:
Post a Comment