Scricchiola come i ghiacci dell'Artide il no del presidente George W. Bush all'effetto serra. In una importante concessione agli allarmi degli scienziati, gli esperti dell'amministrazione Usa hanno deciso di includere l'orso polare tra le specie in pericolo a causa del riscaldamento della Terra. L'annuncio di oggi ha un impatto politico e pratico enorme: beniamino dei bambini, testimonial natalizio della Coca Cola, l'orso polare occupa un posto speciale nell'immaginario collettivo americano. La sua inclusione tra le specie in pericolo, sotto il fucile puntato di azioni legali di ambientalisti, rappresenta la prima ammissione pubblica da parte dell'amministrazione Bush che qualcosa bisogna fare per fermare l'inesorabile riscaldamento del pianeta provocato dai gas inquinanti di automobili e impianti industriali.
HABITAT MINACCIATO DA EFFETTO SERRA - La decisione, sottoposta per 90 giorni ai commenti dell'opinione pubblica, è stata presa alla luce del fatto che i ghiacci dell'Artico, habitat naturale dell'orso, si stanno squagliando "perché le temperature sono al rialzo", hanno ammesso con il Washington Post gli scienziati del ministero dell'interno. E' da febbraio che il Fish and Wildlife Service americano aveva messo sotto osservazione i 20 mila bestioni che tuttora popolano l'Artico tra Alaska (ce ne sono 4.700 che fanno i pendolai tra Canada e Russia), Danimarca e Norvegia: i suoi esperti hanno concluso che, in assenza di una inversione di rotta, l'assistente di Babbo Natale (in un celebre libro per bambini di R.R. Tolkien) potrebbe dover essere inserito di qui a 45 anni nel registro delle specie in via di estinzione. I segni dell'allarme ci ci sono tutti. In Canada, dove la calotta polare della Baia dell'Hudson si rompe oggi con quasi tre settimane di anticipo rispetto a 30 anni fa, i tassi riproduttivi sono in drastico calo mentre in Alaska, ridotti alla fame, alcuni orsi si sono sbranati tra loro.
VILLAGGI ESCHIMESI A RISCHIO - L'allerta gettato per l'orso polare non è il solo che ha rilanciato oggi le polemiche sul global warming: l'innalzamento delle acque causato dall'effetto serra, sta minacciando decine di villaggi eschimesi costieri dell'Alaska con tre di questi - Newtok, Shishmaref e Kivalina - che rischiano da un momento all'altro di dover evacuare per alluvioni. Dall'Alaska alla California: sul Mercury News di San Jose, il giornale dela Silicon Valley, un editoriale oggi ha gridato alla "catastrofe" imminente contro cui "chiunque, a livello pubblici e privato, deve mobilitarsi".
EDITORIALI, SIAMO A CATASTROFE - In un fine anno decisamente mite in cui cappotti e parka sono rimasti negli armadi, il Mercury News non è stato il solo a lanciare la chiamata alle armi anti-effetto serra: l'opinionista del New York Times Thomas Friedman ha lanciato qualche giorno fa un appello ai lettori perché celebrino un vero "Natale verde". Se fa caldo a New York, secondo studi del 2004 le latitudini più settentrionali si stanno riscaldando due volte più in fretta che nel resto del globo, con conseguente declino, di qui alla fine del secolo, del 50 fino al 100 per cento dei ghiacci polari estivi su cui gli orsi vanno a caccia. Lo studio più allarmistico è arrivato in novembre dal National Center for Atmospheric Research, secondo cui di qui al 2040 la calotta artica estiva potrebbe essersi completamente squagliata con conseguenze fatali per i poveri orsi.
2006-12-27
from ANSA
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