Tuesday, January 09, 2007

LA SINDROME ASIATICA


Pur rimanendo sconcertati dalla portata dei grandi numeri, sebbene già da un ventennio fosse stato ipotizzato quanto sta accadendo, parlare di India e Cina oggi, i due colossi del continente Asiatico... fa venire i brividi.

Pensate, una popolazione come la nostra lì apparterrebbe ad una sola provincia e la maestosità delle sue opere urbanistiche, la Grande Muraglia ne è un antico esempio come recente lo è quello della Diga delle tre gole, danno un po' il senso delle proporzioni di questa frenetica parte del mondo che inquina molto più di "una vecchia Duna in salita per le strade montane".

Scherzi a parte, questi intermezzi volanti servono per tenermi lontano dalla montante depressione, quando si accenna a questi argomenti.

Parlare di Global Warming, pensando a quanto ne produrrà a breve termine la sola Asia, da l'idea di quello che potrà accadere se non s'interverrà rapidamente per discutere, valutare e applicare norme che regolarizzino in maniera adeguata, equa e tempestiva la produzione mondiale di anidride carbonica.

Sono difatti in Asia le città più inquinate del mondo. Le megalopoli asiatiche registrano tassi d'inquinamento molto superiore, anche di 5 volte in più, a città quali Parigi, Londra e New York. E per i prossimi 25 anni, l’emissione dei gas serra, sono destinati a triplicare.

La maggior parte delle sostanze inquinanti rimane molto alta in 10 delle più grandi città cinesi e in molte vallate attraversate dai fiumi, dove sono concentrate le grandi arterie industriali.

La Cina è il terzo importatore di petrolio dietro Stati Uniti e Giappone ma è col carbone, altamente inquinante e principale fonte energetica del Paese, che viene danneggiata la salute dei cinesi e del pianeta.

Secondo l'Adb (Asian Development Bank ) la città di Pechino risulta essere la più inquinata al mondo, con 142 microgrammi di particelle inquinanti per metro cubo d’aria, rispetto ai 22 di Parigi, i 24 di Londra e i 27 di New York e l’aumento dei gas serra dipende in gran parte dall’inquinamento delle città per traffico veicolare e riscaldamento.

Gli esperti ritengono che le auto in Asia raddoppieranno ogni 5 anni ma nella sola Cina aumenteranno di 15 volte per il 2030 giungendo a 190 milioni di veicoli, con una maggiore emissione di diossido di carbonio di 3-4 volte in Cina e di 5-8 volte in India.

Anumita Roychowdhury, direttore del Centro per la scienza e l’ambiente in India, spiega che gli interventi di questi anni, “hanno solo impedito un aggravamento del problema”.

Michael Kryzanowski, esperto dell’Oms, calcola che l’inquinamento dell’aria causa in Asia 537mila morti ogni anno.

In vista dei Giochi Olimpici, perfino il Comitato Olimpico Internazionale, nel valutare i dati ha messo in guardia la Cina della grave situazione.

Tuttavia, il governo di Pechino sta tentando di ridurre le emissioni per cercare di cambiare il combustibile dal carbone al gas naturale e al metano, i quali bruciano senza lasciare scorie e rendono di più.

Anche la frenetica e rampante India, corre fiduciosa e senza affanni, lungo l'autostrada del futuro: i risciò, le vecchie carrozze, le bestie da soma, i mendicanti ad ogni angolo... sono ormai parte del passato.

Adesso, a ridisegnare la mappa del Paese, ci sono piloni e cantieri aperti lungo la immensa rete di 14 mila chilometri di nastro asfaltati, che tengono occupati 250mila operai. Soprattutto nel cosidetto "quadrilatero d'oro", 5846 chilometri di autostrade a 4 e 6 corsie, che collegano Delhi, Bombay, Madras e Calcutta.

Ma c'è anche un'altra grande arteria autostradale che collegherà il Nord del Paese con l'estremo sud. Molte di queste nuove strade corrono tra capannoni industriali, aziende, palazzi di vetro e cemento, insegne luminose e cartelloni pubblicitari... cancellando, si può dire, definitivamente l'immagine d'un India folkloristica che tutti conoscevamo.

Secondo la società di consulenza americana Keystone, l'India entro il 2030 sarà il terzo mercato del mondo dopo Stati Uniti e Giappone. Nei prossimi 20, 25 anni si venderanno più auto di quanto non ne siano state vendute nell'intera storia della produzione automobilistica: i mercati europei, giapponesi e coreani saranno ormai saturi e verranno rimpiazzati dai mercati asiatici emergenti.

L’inquinamento di Cina e India colpisce anche i Paesi circostanti.

Alexis Lau, esperto di Hong Kong, sostiene che tra il 60 e il 70% delle polvere sottili presenti nell’aria della città provengono dalle fabbriche e dalle città della zona del Pearl River Delta in Cina. Il Giappone lamenta che la fuliggine degli impianti a carbone cinesi copre i suoi laghi. I fumi di carbone di Cina e India avvelenano l’aria in Bangladesh, specie nella stagione secca tra novembre e marzo. Il fumo degli incendi boschivi usati in Indonesia per liberare aree, causa una soffocante nebbia in Malaysia e Singapore.

Meshkat Ahmed Chowdhury, vice segretario del ministro bengalese per l’Energia e le risorse mineraria, ha lamentato che “noi siamo stretti tra i due maggiori inquinatori [Cina e India]”.

Così, oltre a produrre inquinamento ai vicini Paesi ed aver tagliato ettari di foresta e distrutto migliaia di terreni coltivabili epr costruire le strade... il Futuro asiatico è già realtà e non si può più arrestare...

Tutto questo andrà a far parte del salato conto che ci verrà presentato un giorno, ovviamente!

FONTE: il professor €chos.blogosfere.it

www.Forbes AsianewS

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