Certo, se fosse vero, il futuro energetico del mondo potrebbe rivelarsi meno minaccioso di quanto si prospetti, visto che il problema d'una delle fonti energetiche pulite più diffuse, il nucleare, non è tanto nella sicurezza, che con la tecnologia attuale potrebbe anche essere risolto... ma nelle scorie radioattive, capaci di resistere nell'ambiente centinaia di migliaia di anni...!
La sorprendente notizia, riportata ieri l'altro dal quotidiano Libero, e ripresa da diversi siti, parla di due scienziati italiani che sono riusciti a trovare la strada per produrre energia nucleare da materiali non radioattivi attraverso gli ultrasuoni.
I due scienziati sono Fabio Cardone, fisico nucleare che ha svolto attività di ricerca presso il Cern di Ginevra e di insegnamento in varie università internazionali e Roberto Mignani, docente di fisica teorica all'Università di Roma 3, che, con la collaborazione di tecnici militari, hanno condotto una ricerca sulle reazioni piezonucleari dal 2003 presso laboratori militari e civili, le cui conseguenze potrebbero ripercuotersi sia in campo medico (lo studio delle trasmutazioni della materia prodotte da questo fenomeno può portare a metodi per l'eliminazione dei tessuti dannosi nel corpo umano mediante la loro trasformazione, senza la necessità di un vero e proprio intervento chirurgico), sia nella futura industria nucleare, grazie al vantaggio di poter operare con sostanze non radioattive di facile reperimento e approvvigionamento.
La scoperta consiste nelle reazioni nucleari causate dagli ultrasuoni all'interno di elementi naturali privi di radioattività, chiamate reazioni piezonucleari, le quali permettono di liberare neutroni da elementi naturali inerti grazie all'uso di un generatore meccanico di ultrasuoni alimentato ad energia elettrica. Inoltre queste reazioni liberano direttamente anche energia ed inducono gli elementi a cambiare natura trasmutandoli. Tuttavia, se, invece che ad elementi inerti, queste reazioni vengono applicate a piccole quantità di sostanze radioattive, queste ultime riducono la loro radioattività in tempi diecimila volte più brevi dei tempi naturali di riduzione. La scoperta, riferisce Fabio Cardone nell'articolo di Libero scritto da Antonio Socci, può trovare ampi campi di applicazione, sia realizzando il controllo e la eliminazione di sostanze radioattive indesiderate nella esistente industria nucleare per la produzione di energia, sia nella futura industria nucleare grazie al vantaggio di poter operare con sostanze non radioattive di facile reperimento e approvvigionamento. In parole semplici, saremo in grado di ricavare energia nucleare pulita da minerali comuni e non radioattivi. Questo punto, dice Cardone, è rilevante poiché permetterebbe alla industria nucleare di rendersi, in prospettiva, ragionevolmente indipendente dall'approvvigionamento di minerali radioattivi con conseguente forte riduzione della dipendenza geopolitica dalle aree di produzione. Un discorso a parte meritano le applicazioni nel campo della difesa e dello studio dei materiali, grazie alla disponibilità di macchine in grado di generare neutroni analoghe alle macchine generatrici di raggi X.
Il prezioso lavoro dei due fisici italiani è stato pubblicato di recente dalla casa editrice tedesca Springer Verlag, in un volume intitolato "Deformed spacetime (Geometrizing Interactions in Four and Five Dimensions).
Immagine: www.cartesio-episteme.net
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