Domani sarà il giorno dei ministri delle finanze, cui toccherà portare avanti la discussione ad un livello tale, ove sia possibile avere più ampie opzioni politiche, ha detto il ministro delle Finanze indonesiano Sri Mulyani Indrawati, facendo riferimento ad imposte, incentivi per le tecnologie verdi come il vento, l'energia solare o il "carbone pulito". Mercoledì, invece, sarà la volta dei ministri dell'ambiente: a loro, sebbene siano presenti ancora molte differenze che debbono essere risolte, spetterà di raggiungere un accordo sulla forma di un futuro patto internazionale sul clima, la cosiddetta "Bali Road map".
Il mondo intero guarda alla Conferenza sul clima con interesse e apprensione inusuale, poichè sono ormai troppo evidenti gli indizi climatici che fanno pesare i rischi sul nostro pianeta. Il moltiplicarsi di catastrofi climatiche (ondate di calore, inondazioni, uragani...), l'acque alte che minacciano l'estinzione di molti territori, provocando esodi di migliaia di rifugiati del "clima"; la distruzione di fauna e flora e il moltiplicarsi di catastrofi alimentari e sanitarie... sono fatti certi, non più indizi. A meno che uno non sia del tutto orbo di mente e di fatto, il cambiamento del clima è visibile nelle nostre città, nelle immagini strazianti che scivolano via in un calvario senza fine sugli schermii televisivi ogni giorno.
Tutto ciò, infonde la consapevolezza in ogni cittadino del mondo, che qualcosa di inconsueto a livello climatico si è abbattuto sul pianeta. Per questo motivo la Conferenza di Bali sui cambiamenti climatici è in prima linea su molti blog nel mondo. Un po' ovunque, non solo davanti al Bali International Convention Centre, dove la settimana scorsa si son messi in mostra gli indigeni del pianeta a difesa delle foreste... l'8 dicembre si è tenuta una protesta globale, con lo scopo di sensibilizzare i governi del mondo sul surriscaldamento del pianeta, chiedendo a gran voce un esito positivo della Conferenza. Tra le iniziative della protesta c'è stata quella di aver lasciato le città al buio per 5 minuti, da Istanbul a Madrid, da Delhi a Londra.
Yvo de Boer, il Segretario della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici, qualche giorno fa ha spiegato che le due settimane della conferenza, abbisognano di fornire le questioni in corso di particolare importanza per i paesi in via di sviluppo. Ha poi ringraziato il Senato Usa, di aver deciso di tagliare le emissioni di gas serra, sebbene questo, per ora, non muterà la posizione degli Stati Uniti, che più che ai limiti obbligatori delle emissioni, preferisce grandi investimenti in tecnologie non inquinanti. Il fatto è che mentre gli Stati Uniti non vogliono ratificare il Protocollo di Kyoto, in quanto ne risentirebbe tutta la loro economia, India e Cina invece scalpitano, e quest'ultima, che sembra abbia sorpassato gli Stati Uniti nelle emissioni di ossido di carbonio, metano e di altri gas non meno nocivi, se la prende con l'Occidente, mettendo in discussione la correttezza del sistema che prevede tagli obbligatori, ritenendo che le proprie emissioni pro-capite equivalgono a circa un sesto di quelle di Washington.
A tutto oggi, la produzione mondiale di gas e anidride carbonica invece di diminuire sta crescendo in misura esponenziale. Nella sola Europa si producono ogni anno piu’ di 35 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2). Nel 2050, in assenza di contromisure, le attuali emissioni raddoppieranno.
Il problema esiste e va affrontato. Per questo la nazione americana per alleviare la dipendenza dai combustibili fossili e ridurre le importazioni di 3/4 del petrolio proveniente dal medio oriente, ha messo in atto un grande Piano economico-industriale alternativo, aumentando la fornitura dell'oro verde (bioetanolo), facendo diventare così i prodotti agricoli una fonte di energia in grado di dissetare il gigante malato. Ma nel pieno di una nuova era, di cui l'attività agricola ne è il pilastro fondamentale, non fa sembrare, perciò, troppo scontato che gli alti livelli degli Stati Uniti disertino un appuntamento così importante?
La Cina, dal canto suo ha tanta voglia di crescere e sembra che il suo credo voglia lievitare dappertutto nella torta del mondo, non concedendo sconti a nessuno, soprattutto a coloro che per decenni hanno inquinato a man bassa quel vasto mondo di cui essa ne è parte e l'Africa, divenuta ora invece un loro serbatoio...
Intanto, in segno di solidarietà verso una coalizione crescente di individui e organizzazioni da tutto il mondo, che chiedono un protocollo più equo sui cambiamenti climatici, più di 5000 persone marceranno oggi per tutta l'Indonesia, in occasione della Giornata Internazionale per i Diritti Umani.
Per ora, da Nusa Due è tutto J.K
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