Il Plutonio è la sostanza di cui sono fatte le armi nucleari ed è la sostanza più micidiale che esista.
Averlo a disposizione, sarebbe come tenere un mitra dentro casa, pronto all'uso di fronte a qualsiasi situazione. D'altronde è l'uomo e solo l'uomo a decidere se premere il grilletto ed è per questo che chi lo possiede fa tanta paura.
Bastano tre chili di plutonio per fare una bomba e sebbene nel tempo diversi arsenali siano stati stati smantellati, il rischio ch'esso torni prepotentemente alla ribalta, come lo è stato durante tutto il periodo della guerra fredda, non è più una falsa chimera.
Per anni, nell'ex Unione sovietica, le steppe del Kazakistan sono state teatro di esplosioni nucleari "di prova", ma gli effetti della radioattività hanno stravolto lo stesso per generazioni il patrimonio genetico di centinaia di persone.
Dal Texas alla Siberia ma anche in altre parti del mondo migliaia di esperimenti hanno sfregiato il nostro pianeta.
Dopo il blocco degli esperimenti nucleari di superficie, concordato nel 1963, le superpotenze hanno continuato i test sotto terra.
Vicino a Las Vegas, americani e inglesi hanno fatto esplodere più di 600 cariche nucleari. Ogni esplosione ha prodotto un cratere e nel sottosuolo da 150 fino a 800 metri di profondità, una discarica di scorie radioattive.
Il Plutonio non è presente in natura ma si ottiene "lavorando" barre combustibili di 2 isotopi di uranio all'interno di un reattore.
Ci sono diversi tipi di Plutonio. Uno è utilizzato nelle centrali termonucleari, l'altro è usato per produrre armi.
Ma si può costruire una bomba atomica anche con il plutonio cosidetto "civile".
Il plutonio è un souvenir mortale della guerra fredda che ancora oggi, per certi aspetti, rappresenta il sogno dei fisici e l'incubo degli ingegneri.
Pantex, nel Texas, è un enorme stabilimento in cui, tra 1945 e il 1990, le forze armate statunitensi hanno costruito circa 70 mila testate nucleari di settanta tipi differenti, adattate per centoventi sistemi d'arma. Dal 1975 a oggi, dopo la chiusura degli impianti di Burlington, gran parte dell'arsenale atomico della prima potenza del globo è transitato a Pantex, dove viene custodito il plutonio in eccesso e dove sono state smantellate le testate obsolete e le cariche esplosive immagazzinate.
Le chiamano "pits", sono delle sfere cave grandi come un pompelmo: la polpa è fatta di plutonio, un metallo artificiale figlio dell'uranio, ma ancora più micidiale ed altamente radioattivo.
Allo stato puro, il plutonio è un metallo molto pesante, circa il doppio del piombo, di colore argenteo, radioattivo. Può essere fragile come il vetro e malleabile come l'alluminio e quando si solidifica si espande più dell'acqua. Non si può bruciare, non si può diluire, non si può trasformare e non esiste da nessuna parte un deposito idoneo e definitivo.
Il plutonio 239 alimenta meglio dell'uranio 235 la reazione nucleare a catena ed è più radioattivo dell'uranio naturale e di quello arricchito. Ne bastano pochi etti per scatenare la reazione a catena di un reattore e poco più di 3 kg. per dare luogo a un'esplosione nucleare. La fissione del plutonio fornisce almeno un terzo dell'energia prodotta nei reattori nucleari caricati con solo uranio.
Tra le potenze nucleari, quella non dichiarata d'Israele, ha alimentato leggende sulla sua origine. Pur tuttavia, sembra disponga di un arsenale ultramoderno. Si dice, infatti, che Israele è riuscito a produrre plutonio con l'aiuto di un reattore francese. Curioso e strano, difatti, dovette apparire ai francesi quando visitarono l'impianto nel deserto del Negev, camuffato come fabbrica tessile, e videro che la struttura era parecchio più grande di quella che loro stessi avevano fornito.
Dietro pareti finte si scende ad altri sei piani di sotterranei. Lì si nascondono un reattore per la produzione di plutonio e dei laboratori d'armi.
Risulta poi che Israele abbia contribuito alla realizzazione della bomba sudafricana. Si sa con certezza che nel 1977 il Sud Africa aveva trivellato delle grosse buche nel Kalahari per esperimenti atomici e che probabilmente nel 1979 ha fatto scoppiare una bomba sopra l'Atlantico del sud.
Ma al di la di ogni questione, ci sono 27 mila testate nucleari in giro per il mondo che sarebbe certamente più interessante convertire in fonte energetica.
Su questo punto, già ne è stato fatto cenno , ed è confortante sapere che USA e Russia hanno raggiunto un accordo per collaborare alla conversione del plutonio da bombe in surplus. Ciascun Paese ne convertirà 34 tonnellate metriche, quantità sufficiente a fabbricare più di 16mila ordigni. Si tratta di un importante passo in avanti nell'attuazione di un programma che converte Plutonio usabile a fini militari in una fonte di energia non a rischio di proliferazione.
1 comment:
In realtà non è proprio così. L'arma più potente che esista a livello chimico è il Polonio.
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