Bali - La Conferenza delle Parti (Cop13) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) che si è aperta ieri a Bali, ha aumentato la sorveglianza in tutta l'isola, ancora turbata dalla terribile strage del 12 ottobre del 2002, quando tre autobombe sono esplose davanti a due night club a Kuta e un'altra lì nei pressi, al consolato americano. Kuta, la famosa e lunga spiaggia in cui gli australiani vengono appositamente per fare surf... quel giorno costò la vita a centinaia di loro, per lo più ragazzi e ragazze, in vacanza nell''isola.
D'altronde, quì in una provincia indonesiana dove, nel più popoloso Paese musulmano al mondo, la maggioranza della popolazione professa la religione induista, la sicurezza è d'obbligo. Per questo i partecipanti alla riunione e i giornalisti sono soggetti a percorsi tortuosi, passando attraverso stretti controlli prima di entrare nel Bali International Convention Center, la sede della conferenza per due settimane. L'Indonesia ha dispiegato circa 10mila poliziotti e 2000 soldati onde prevenire qualsiasi azione terroristica sull'isola. Tutte le strade sono state decorate con "umbul", simboli di celebrazione e bandiere sventolanti al vento, con su scritto a caratteri cubitali "UN Climate Change Conference Bali"...
Secondo le Nazioni Unite un accordo dovrà essere trovato entro il 2009, in modo che il sistema entri in vigore in tempo per la scadenza del Protocollo di Kyoto nel 2012. Spetta dunque ai 192 Paesi e ai 10mila i delegati qui riuniti, che dovranno trovare una strategia comune per salvare la Terra. Il primo punto da perseguire è la riduzione delle emissioni di biossido di carbonio e di altri 5 gas serra, e cercare di coinvolgere quei Paesi che non hanno aderito al Protocollo di Kyoto, come gli Usa e la Cina. L'Australia invece, il Paese con il tasso più elevato procapite di emissioni di gas serra nell'atmosfera, che non aveva mai partecipato a riunioni del genere da almeno 11 anni, con il nuovo primo ministro Kevin Rudd, ha aderito subito.
Ora spetta solo agli Stati Uniti, che versa nell'ambiente un terzo di tutti i gas serra, entrare a far parte del club dei virtuosi. Già c'è chi al suo interno, preme affinchè ciò avvenga in tempi rapidi, come Al Gore e Nancy Pelosi, l'attuale Presidente (Speaker) della Camera dei Rappresentanti, la quale rilasciando una dichiarazione da Washington, si è così espressa: "La conferenza di Bali offre all'amministrazione Bush un'altra opportunità di impegnarsi attivamente e in modo costruttivo con i leader del mondo per la realizzazione di un accordo internazionale che permetterà di ridurre i gas a effetto serra e di altre emissioni che causano il riscaldamento globale. Data la minaccia per il nostro futuro e dei nostri figli, non vi è alcuna scusa per il Presidente Bush di permettere che gli Stati Uniti rimangano l'unica grande potenza industriale del mondo, che si rifiuta di firmare un impegno internazionale per la lotta contro la crisi climatica...".
Ci sono però anche Cina e India, considerati Paesi emergenti e quindi non soggetti al taglio di emissioni previste dal Protocollo di Kyoto, se non in misura minima, che purtroppo se ne disinteressano e questo fa pensare, ancora una volta, che non sarà facile trovare un accordo con loro.
Da Bali è tutto.
John Keyman
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